lunedì 23 novembre 2009

Di' di no



da:www.saynotoviolence.org


Mercoledi' sara' la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Qualche dato per vedere a che punto stiamo:

Le Nazioni Unite stimano che una donna ogni tre nel mondo e' picchiata o abusata nel corso della sua vita, e che circa 4 milioni di donne e ragazze sono trafficate per prostituirsi, per venire sposate contro la propria volonta' o per schiavitu' vera e propria. 60 milioni di ragazze "mancano" per via di aborti selettivi, e infanticidi.

Inotre

- Il 29% delle donne in Canada riporta di aver subito abusi da familiari
- Nei Territori Occupati Palestinesi circa il 25% delle donne sono abusate fisicamente almeno una volta l'anno
- In Ucraina gli abusi sulle donne sono causa di un totale di 100 000 giorni di ospitalizzazione ogni anno
- In Bangladesh il 50% di tutti i delitti e'costituito da uxoricidi (omicidio di mogli da parte dei mariti)
- Lo stupro e' ormai ovunque una vera e propria arma di guerra, in Congo, per esempio, i dati suggeriscono che lle donne stuprate siano state 200 000, in Rwanda le valutazioni oscillavano tra 250 000 e 500 000

Pero', le donne non sono solo vittime abusate, picchiate e trafficate. Ovunque i loro diritti sono calpestati, ma ovunque resistono:

le ex Comfort Women a distanza di 60 anni continuano a lottare per ricevere le scuse officiali del governo giapponese,

Eve Ensler ci ricorda che cio' che abbiamo tra le cosce non e' necessariamente la nostra dannazione,

Say No to Violence mostra gli sforzi fatti per combattere la violenza contro le donne,

finalmente vi sono organizzazioni di uomini che si uniscono alle donne per combattere quella che si' al contrario di altre, e' una vera e propria pandemia.

giovedì 19 novembre 2009

Un giorno di cacca



Sembra un po' troppo prosaico celebrare il World Toilet Day, ma pensandoci bene:

  • 2.5 miliardi di persone non hanno accesso a latrine, con rischi per la salute e con un poco piacevole impatto sulla dignitaà personale. Ogni anno 1.8 milioni di persone, soprattutto bambini, muoiono per le conseguenze di mancanza di latrine, fognature, etc.
  • anche nei paesi ricchi ci sono problemi legati alle toilettes, che nel caso di bagni pubblici non sono igieniche e le fognature possono contaminare i corsi d'acqua


Per saperne di più qui.

mercoledì 18 novembre 2009

25 novembre - Giornata internazionale per l'Eliminazione della Violenza sulle Donne

L'appello "Da Uomo a Uomo" dell'organizzazione Maschile plurale


Sono un uomo e vedo la violenza maschile intorno a me. Vedo anche, però, il desiderio di cambiamento di molti uomini.

Scelgo di guardare in faccia quella violenza e di ascoltare quel desiderio di cambiamento. So che quel desiderio è una risorsa per sradicare quella violenza.

Di fronte alle storie di mariti che chiudono le mogli in casa o le ammazzano di botte, di fidanzati che uccidono per gelosia le proprie ragazze, di uomini che aggrediscono o stuprano donne in un parco o in un garage, non penso "Sono matti, ubriachi o magari i soliti immigrati !", non mi viene da dire: "Quella se l'è cercata!". Tutto questo mi riguarda, ci riguarda.

Quando sento giudicare gli immigrati come una minaccia alle "nostre donne" ricordo che la violenza contro le donne non nasce nelle strade buie, ma all'interno delle nostre case, ed è opera di tanti uomini, italiani e non, che picchiano e uccidono le "proprie" donne.

Quando osservo l'ironia, il disprezzo, la discriminazione che precedono la violenza contro lesbiche e gay non penso: "Facciano quel che gli pare, ma a casa loro". So che mi riguarda, ci riguarda: quell'ironia e quel disprezzo li conosco fin da piccolo, sono una minaccia per chi non si comporta "da uomo".

La libertà di amare chi vogliamo e come vogliamo o è di tutti o non è di nessuno.

Quando penso alle donne, spesso straniere, costrette a prostituirsi, prive di diritti, alla ricerca di difficili vie di uscita, non penso che "rovinano il decoro delle città". Vedo nella loro vita l'effetto di un razzismo che avanza. La prostituzione, scelta od obbligata, parla innanzitutto dei nove milioni di clienti italiani e della sessualità maschile ridotta alla miseria dello sfogo e del consumo.


Credo che la violenza contro omosessuali e trans, la diffusa richiesta di ordine e sicurezza, la crescente ondata di disumanizzazione dei migranti, il razzismo, l'egoismo dilagante, abbiano a che fare con le relazioni tra i sessi: la paura e il disprezzo verso le differenze sono una tossina che avvelena la nostra società. Ogni giorno sento il richiamo verso ogni uomo ad essere complice di questa cultura e ad aderire all'ideologia della mascolinità tradizionale.

Sono stanco della retorica della patria, del nemico e dell'onore, della virilità muscolare e arrogante.


Quando assisto dell'ostentazione di sé da parte di chi usa soldi e potere per disporre delle donne, sento che quell'ostentazione è misera, squallida e anche triste. Sono secoli che gli uomini comprano, impongono, ricattano e scambiano sesso per un posto di lavoro o per denaro. La novità sta nel vantarsene, strizzando l'occhio agli altri uomini in cerca di complicità. Non ci stiamo, e non per invidia o moralismo. Non ci interessa l'alternativa tra il consumo del corpo delle donne e l'autocontrollo perbenista.

Al potere preferiamo la libertà, la libertà di incontrare il desiderio libero delle donne, compreso, eventualmente, il loro rifiuto.


Quando il disprezzo per le donne, l'ostentazione del potere e le minacce contro i gay e gli stranieri diventano modelli di virilità da usare a scopi politici, capisco e sento che devo e dobbiamo reagire: come uomini prima ancora che come cittadini.


Sentiamo la responsabilità di impegnarci, come uomini, contro la violenza che attraversa la nostra società e le nostre relazioni.

Non vogliamo limitarci alle "buone maniere" e al "politicamente corretto". Non ci sentiamo "protettori" né "liberatori". Sappiamo che le donne non sono affatto "deboli".

La loro libertà, la loro autonomia, nel lavoro, nelle scelte di vita, nella sessualità, non sono una minaccia per noi uomini e nemmeno una concessione da far loro per dovere. Sono un'opportunità per vivere insieme una vita più libera e ricca.

Non ci basta dire che siamo contro la violenza maschile sulle donne. Desideriamo e crediamo in un'altra civiltà delle relazioni tra persone, una diversa qualità della vita, libera dalla paura e dal dominio. Vogliamo vivere una sessualità che sia altro dalla conferma della propria virilità e del proprio potere.

Molti uomini hanno finora vissuto questo tentativo di cambiamento individualmente, cercando un modo nuovo di essere padre, una diversa relazione con la propria compagna, un modo diverso di stare con gli altri uomini, un rapporto diverso con il lavoro. Questa ricerca è però spesso rimasta solitaria e invisibile, senza parole. Vogliamo esprimerci in prima persona, vogliamo che il desiderio di libertà e di cambiamento di migliaia di uomini diventi un fatto collettivo, visibile, capace di parlare ad altri uomini.

il 21 novembre a Roma, in Piazza Farnese, dalle ore 15,30 alle 19,30

un'iniziativa nazionale aperta a uomini e donne

di MASCHILEPLURALE

per informazioni e adesioni contattare info@maschileplurale.it

martedì 17 novembre 2009

Quanto sei brava in matematica?


Immagine presa qui.


Peter Dizikes, del MIT, dice che e' l'ambiente, e non i geni, a renderci brave (o no) in matematica. Lo dice in questo paper che ha avuto l'idea di scrivere dopo aver partecipato con la figlia ad una competizione di matematica per studenti e studentesse delle medie.

Cosa fa si che le ragazzine riescano bene in matematica, al di la' degli stereotipi di genere? La presenza di piu' donne in campo scientifico aiuterebbe a combattere gli sterotipi? E il Matilda effect, di cui si parla anche qui, scomparira' un giorno o l'altro?

lunedì 16 novembre 2009

Le donne nell'economia globale

Sul sito dell'International Museum of Women c'e' una bellissima esposizione on line sulle donne nell'economia globale: Economica: Women and the Global Economy. Podcasts, forum e slideshows sula contributo delle donne all'economica globale.

Alcuni fatti dal sito (con indicazione delle fonti) che danno un'idea del contributo delle donne all'economia mondiale:

  • Le donne sono responsabili della produzione del 60%-80% del cibo a livello mondiale.
  • Il valore totale del lavoro NON pagato svolto dalle donne in famiglia o in fattorie e' quantificabile in un terzo del prodotto interno lordo di tutto il mondo.
  • In Austria, Canada, Thailandia, Stati Uniti, piu' del 30% di tutte le attivita' commerciali appartengono o sono operate da donne. In Thailandia la percentuale sale al 40%.

giovedì 12 novembre 2009

Chi fa notizia?



Il 10 novembre ha avuto luogo il quarto Global Media Monitoring Project (GMMP).

Durante questa giornata attivisti ed accademici in tutto il mondo hanno analizzato la diversa rappresentazione di donne e uomini nelle News (giornali, televisione, etc.)a livello mondiale.

I risultati del monitoraggio del 2005 hanno rivelato che le donne nelle news sono per lo piu' invisibili: quattro persone su 5 rappresentate nelle news stories sono uomini, e solo nel 10% delle storie le protagoniste sono donne.

Che cosa sara' cambiato in cinque anni?

mercoledì 11 novembre 2009

Prima donna lesbica vescovo in Svezia

Si chiama Eva Brunne, è sposata con la propria partner ed ha un bambino di tre anni.
Ha dichiarato: "It is very positive that our church is setting an example here and is choosing me as bishop based on my qualifications, when they also know that they can meet resistance elsewhere". La notizia su google news

Vista dall'Italia, è pura fantascienza.

martedì 10 novembre 2009

La Madonna e' Trans (ed e' discriminata)



Mentre qui  ci si scanna per il crocifisso, in Spagna COGAM, collettivo di Madrid, ha realizzato un calendario per il 2010 a sfondo religioso dove la Vergine Maria e' rappresentata da una attivista trans, Carla Antonelli.

L'autrice del post di Bitch Magazine da cui ho preso la notizia segnala il fattore sovversivo legato alla  rappresentazione di  immagini sacre da parte di persone transgender. Le immagini hanno ovviamente scatenato polemiche: e' sovversivo o offensivo? Era necessario usare delle pose sexy in un ambito religioso? Si ritorcera' contro la comunita' trangender?

Al di la' delle polemiche, l'autrice sottolinea la necessita' per le femministe di vedere transgender, drag queens e tutti coloro che non si riconoscono nella tradizionale dicotomia maschio/femmina come alleati e non come entita' ambigue, "finte donne" da cui prendere le distanze

Del calendario parla anche queerblog.it. qui

Su un'altra nota, la Equality and Human Rights Commmission ha pubblicato il Rapporto "Trans Research Review" sulle discriminazioni subite da persone trans in Gran Bretagna: secondo il report, il 73% delle persone intervistate ha subito almeno una volta molestie di vario tipo.

Nell'Europa dei 27, la situazione non e' molto diversa: secondo un rapporto pubblicato nel 2008 sull'omofobia e discriminazione basate sull'orientamento sessuale, non solo a livello europeo ci sono "buchi"  nelle legislature nazionali per quanto riguarda i diritti delle persone  trangender, ma secondo quanto dichiarato da Thomas Hammerberger commissario per i diritti umani del Consiglio d' Europa: a "There is hardly any area where discrimination does not take place" e che "[la discriminazione] comincia con le condizioni sociali e legali che vengono imposte per cambiare genere. In molti paesi, c'e' l'obbligo di intraprendere una terapia ormonale, o un'operazione chirurgica per ottenere un riconoscimento ufficiale di riassegnazione di genere. Solo in pochi stati, come Spagna, Ungheria e Gran Bretagna, questo requisito non esiste" (traduzione mia da qui).

A fronte di un forte pregiudizio contro le persone trans, il calendario potra' fare ben poco, ma l'inclusione di queste immagini in un prodotto mainstream come il calendario (e come la religione) possono rappresentare un piccolissimo passo avanti per affrontare e combattere i nostri stessi pregiudizi.

venerdì 6 novembre 2009

The bloody mess




Ovulazione, sindrome premestruale, mestruazioni: tutto in un solo, magnifico poster.

via Happy things via I heart guts.

giovedì 5 novembre 2009

Donne in bicicletta



Immagine presa qui.


Dove pedali, perche' e se ti senti sicuro/a a pedalare dipende anche dal genere. Come rileva il post "More gender gap analysis from the Media" dal blog
Let's go ride a bike,, uomini e donne si spostano con la bici o con altri mezzi per fare cose diverse.

In particolare, le donne, essendo spesso responsabili per commissioni varie, accompagnamento bambini etc. tendono ad effettuare movimenti piu' brevi e frequenti.
Inoltre la loro percezione della sicurezza e' diversa da quella maschile.

Per questo motivo, la creazione di nuove piste ciclabili deve tenere conto di questi aspetti, al fine di servire al meglio uomini e donne.

Questo approccio "gender sensitive" ripropone in parte i risultati di altre analisi fatte sulla relazione tra genere e trasporti: alcune risorse qui e qui.

Insomma, veramente tutto, anche una pista ciclabile, puo' avere un impatto diverso su uomini e donne.

mercoledì 4 novembre 2009

Polyamory

Nella rete si continua a parlare di polyamory, dando definizioni diverse, come per esempio "ethical non monogamy", infatti con polyamory si intende avere contemporaneamente piu' relazioni con persone diverse, con pieno consenso di tutte le persone coinvolte.

La polyamory scatena una serie di domande sul significato della monogamia, se davvero sia un valore per se' o semplicemente qualcosa che e' stato imposto dalla societa', se davvero sia possibile amare piu' persone comtemporaneamente e soprattutto se sia possibile gestire un reticolo di relazioni che spesso coinvolgono anche figli e figlie. Come riporta un articolo della CNN, spesso la polyamory viene ribattezzata "polyagony" a causa del lavoro che ci va a mantenere tutto in equilibrio.

Con pragmatismo tutto americano, sui vari siti web e blogs sul tema, della polyamory si affrontano non solo gli aspetti romantici o sessuali, ma anche quelli legali, legati per esempio alla custodia dei figli e delle figlie, ed a questioni di eredita'

Sotto un breve video su una fiction creata da persone che anche nella realta' sono polyamoristi.



Insomma, forse la monogamia non e' per tutti e tutte e anche se non ci si sente di sperimentare in prima persona, questo stile di vita e gli interogativi che pone puo' aiutare a riflettere sulla nostre relazioni.


Di polyamory, o poliamore, si parla un po' anche su siti italiani, ma le risorse piu' complete sono in inglese.

Poliamore
Love more
Poly in the media
Practical Polyamory

lunedì 2 novembre 2009

La metà

Il rapporto "A Woman's Nation"celebra il fatto che finalemente le donne americane rappresentano il 50% della forza lavoro negli States, affermando che la battaglia dei sessi e' finita. Tuttavia, messo via lo champagne e passata la sbornia, e' meglio guardare bene cosa c'e' dietro ai numeri. In teoria abbiamo una situazione di eguaglianza di genere (cioe' pari diritti e piena partecipazione di uomini e donne alla vita economica del paese), ma in pratica ne siamo ben lontani, sia negli USA e in Italia, dove le donne rappresentano il 46% della forza lavoro (una delle percentuali piu' basse d'Europa).

Come osserva Jen Nedeau su Change.org ,
negli USA il lavoro delle donne "viene via" a poco,in quanto una donna gudagna 77 cents per ogni dollaro guadagnato da un uomo, anche in Europa il gap nei salari e' ancora intorno al 15%, inoltre, le donne sono meno propense a chiedere aumenti salariali e restano a lungo in posizioni inferiori, dove sono meno pagate. Senza menzionare altre questioni che possono fare del lavoro delle donne una vera e propria corsa ad ostacoli, piu' che strumento di realizzazione personale, come per esempio difficolta' legate alla maternita', al part time, etc.

Lo stesso ritornello dell'aumentata partecipazione delle donne alla forza lavoro viene ripetuto per celebrare i successi della globalizzazione nel sud del mondo: vero e' che tante donne che in passato non avrebbero potuto mettere piede fuori di casa adesso lavorano e probabilmente traggono sostentamento e magari una certa soddisfazione dal proprio lavoro, ma se guardiamo bene che genere di lavoro le donne svolgono a livello globale, ed in quali condizioni, c'e' spesso da mettersi le mani nei capelli. Chandra Mohanty, nel suo saggio “Women Workers and the Politics of Solidarity”, osserva che “Third World” women’s work is also characterized by “ideas of flexibility, temporality, invisibility and domesticity” per cui il lavoro delle donne e' di fatto un bacino di lavoro sottopagato basato su una visione stereotipata di categorie come il genere e la razza.

Senza contare che, sebbene durante la Conferenza ONU sulle donne di Pechino, nel lontano 1995, i paesi componenti delle Nazioni Unite siano stati invitati a conteggiare nel prodotto interno lordo nazionale il lavoro domestico (produrre cibo, pulire, curare figli/e e anziani/e, etc.) svolto per lo piu' dalle donne e NON pagato benche' sia indispensabile per la ripruduzione della societa', siamo ancora lontani da una adeguata incorporazione nelle statistiche nazionali e da una valutazione monetaria di tale lavoro, che fa tra l'altro risparmiare parecchio agli stati nazionali.

Quindi, numeri a parte, sarebbe meglio riflettere su cosa cosa e' il lavoro delle donne e finalmente smettere in pratica il famoso gender mainstreaming guardare al genere, alle diverse esperienze di uomini e donne nel mondo del lavoro e cambiare il mondo del lavoro stesso, ridefinendolo in modo da renderlo un po' piu' accogliente e giusto per tutti.