domenica 25 ottobre 2009

Matrimonio - tra personale, politico e femminismo



foto presa qui.

Kissinger un giorno disse che "Nobody will ever win the Battle of the Sexes. There's just too much fraternizing with the enemy". Sulla stessa linea, alcune femministe radicali americane, soprattutto negli anni 60 e 70, scrissero che essere lesbica era a quel punto una decisione politica. Nel frattempo, qualcosa e' cambiato: alla second wave si e' sosritutita una piu' morbida third wave che giustamente combatte il sistema patriarcale ma forse demonizza meno i singoli uomini, specie quelli che fanno parte della nostra vita, che magari sposiamo anche.

Ma come si presenta il connubio matrimonio e femminismo? Puo' una femminista sposarsi, magari anche in modo tradizionale, senza che le sue decisioni siano scrutinate pesantemente? Femminismo e matrimonio cozzano sempre? Onestamente, il dilemma me lo pongo anch'io nel mio piccolo: sposarmi mi renderebbe la vita molto piu' facile, ma d'altro canto mi secca che la fruizione di una serie di diritti scrosanti sia legate all'istitutione matrimonio, che nella maggior parte del mondo e' accessibile solo agli eterosessuali. Le battaglie delle "same-sex couples" per il matrimonio mi hanno sempre lasciate un po' perplessa, in quanto abolirei l'istituzione tout court a favore di altre forme "contrattuali", ma capisco anche che la mia e' una posizione privilegiata, e che il matrimonio gay ha una valenza importante, che certamente trasformerebbe l'istituzione stessa.

Tornando alle nostre femministe,Jessica Valenti blogger e scrittrice femminista americana, si e' sposata. Un matrimonio femminista, che rifletteva i valori della coppia: scambio di voti "progressista", donazioni ad organizzazioni che combattono per i diritti gay, il banchetto al matrimonio con cibi rigorosamente "local" etc. Ciliegina sulla torta (e arma mortale in mano ai critici della Valenti) la cerimonia viene seguita e documentata dalla mitica sezioni matrimoni"del NY Times della domenica. Il matrimonio e' diventato per alcuni critici la misura delle credenziali della Valenti, non "vera femminista". Tanto che lei ha risposto alle critiche con un post dal titolo decisamente eloquente:Well, I'm damn sure never getting married again rivendicando il fatto di non essere un "manifesto" del femminismo, ma una persona in carne ed ossa, che quindi prende le sue decisioni seguendo principi che non sono solo legati al suo essere una femminista. La sua risposta offre interessanti spunti per riflettere su privilegio e classe sociale nell'ambito del matrimonio.

A me pero' interessa di piu' l'articolo "Reflections on marriage" apparso su "The Nation" che offre instressanti spunti sull'istituzione matrimonio per determinati gruppi sociali, sottlinenado come il matrimonio sia proprio posizionato nell'intersezione tra personale e politico, e sostendo che "il matrimonio e' un diritto civile cruciale [per eterosessuali e non], ma non e' una panacea. Anche mentre lottiamo per il diritto al matrimonio per coppie dello stesso sesso, dobbiamo anche riflettere sul matrimonio stesso come istituzione sociale e politica... e lottare per i pari diritti e sicurezza di coloro che invece scelgono di non sposarsi".

Insomma, al di la' delle scelte individuali, la strada da percorrere e' ancora lunga.

Nessun commento: