lunedì 12 ottobre 2009

La globalizzazione ci liberera'?

Forse si, forse non tutte. Anche se a me la parola globalizzazione evoca immediatamente visioni di cartelloni della C*ca C*la pure in mezzo alla foresta Amazzonica e spietate multinazionali, gli effetti del fenomeno piu' discusso del secolo possono essere inaspettamente liberatori.

Secondo Barbara Supp, autrice di "Quiet Revolution: Can Globalization help women out of Traditional Roles?" "La globalizzazione supera le barriere culturali e veicola immagini ed idee attraverso la televisione e internet: comporta l'espansione delle conoscenze, persone, beni, denaro e valori. Spesso contrasta arcaiche idee sociali che di fatto cementano l'ineguaglianza tra i sessi. La globalizzazione incoraggia le donne in Yemen a togliersi il velo, e da' alle donne europee potere economico."(Traduzione mia).

Naturalmente e' sempre bene chiedersi quali donne beneficiano e quali invece sono vittime della globalizzazione (e se levarsi il velo sia necessariamente un segnale di liberazione), ma di certo l'articolo esercita il suo fascino, raccontando di donne africane che rompono i ruoli di genere tradizionali e decidono di diventare meccanico, di ricche donne d'affari, di imprenditrici del cosiddetto "Terzo Mondo" che rivendicano piu' spazio e piu' potere.

Ma quali sono stati gli effetti della globalizzazione sulle donne? In generale sembra positivi, ma le donne sono ancora notevolmente svantaggiate: le statistiche danno un'immagine piuttosto fosca, specialmente per determinate parti del mondo.

Tuttavia, un risultato di questa sacrosanta attenzione sulle donne, sui loro problemi e sui loro successi quando vengono loro dati gli strumenti, ha aperto la strada ad un trend incentrato sulla "convenienza" dell'investire sulle donne, e sul circolo virtuoso che si innesca quando vengono dati loro strumenti minimi, come testimonia il peraltro bellissimo "The girl effect" o il discusso articolo "The Women's Crusade" apparso sul NY Times.



Mi sembra che nei dicorsi sul ritorno dell'investimento sulle donne, o sulle bambine, siano usate come risorse da sfruttare, e che si perda la questione fondamentale e politica dell'equita' e uguaglianza tra uomini e donne.

Mandare una bambina a scuola e' giusto prima che utile. Ed il problema non sono (solo) le bambine o le donne e la loro mancanza di istruzione, etc, il problema e' un sistema che privilegia sistematicamente gli uomini e che riproduce questa disuguaglianza.

Mi va benissimo che si raccolgano milioni di dollari a favore delle bambine, ma mi sta meno bene che si presti poca attenzione al perche' sono in questa situazione. la discriminazione non e' una cosa che succede cosi', e' qualcosa di costantemente riprodotto nelle societa' in cui viviamo e la responsabilita' del cambiamento e' di tutti, uomini e donne.

1 commento:

uniroma.tv ha detto...

Al seguente link potete vedere il servizio realizzato da UniromaTV dal titolo "Globalizzazione sì, Globalizzazione no" http://www.uniroma.tv/?id_video=15783

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